martedì 16 giugno 2009

I colloqui nelle agenzie per il lavoro

Come ho dichirato nel post precedente, il mio attuale status lavorativo è uno di quelli più di moda negli ultimi mesi: disoccupata.

E, come ogni disoccupata che si rispetti, sono alla continua e infruttuosa ricerca di un qualunque lavoro rispettabile (vale a dire che non sono ancora così disperata da rivolgere i miei pensieri ad attività estremamente remunerative, ma al di fuori dei confini della legalità).

Purtroppo, per raggiungere l'agognato traguardo di un posto di lavoro, al giorno d'oggi si deve passare quasi sicuramente per uno step denominato colloquio presso un'agenzia di lavoro.

Infatti, pare che i colloqui diretti con le aziende siano diventati rari come i tartufi bianchi e le tigri del Bengala: se vuoi lavorare, devi passare prima per le forche caudine dell'interinale, poi, forse, se compi un sacrificio in onore della Dea Kalì, puoi sperare in un'assunzione degna di tal nome.

Ho perso il conto delle agenzie interinali che ho girato, ho smesso di cercare di ricordare i loro nomi improponibili e ormai so cosa mi aspetta ogni volta che varco una di quelle soglie.

Nonostante questo, non posso fare a meno di chiedermi se non sia possibile apportare qualche modifica alla prassi di colloquio, allo scopo di evitare inutili perdite di tempo, sia al mendicante lavoro, sia all'addetto dell'agenzia che ormai odia i mendicanti.

Il primo passo del colloquio è la compilazione di una scheda di dati, che porta via più tempo della lettura dell Rechrche di Proust.
E finchè devo scrivere dati come il mio codice fiscale, la mia disponibiltà di orario o di un mezzo di trasporto autonomo mi va bene: ma mi si spieghi perchè devo scrivere a mano le mie conosconze linguistiche e informatiche, i miei studi e le mie esperienze lavorative se queste sono già elencate in maggior dettaglio nel curriculum stampato che mi è stato detto di portare quando ho preso appuntamento per il colloquio.

Finalmente completata la stesura della scheda enciclopedica, si comincia con il colloquio vero e proprio.

Prima domanda dell'intervistatore: quali sono le sue esperienze professionali?

...

E quali vuoi che siano?
Non penserai mica che siano quelle elencate in dettaglio nel mio curriculum e che ho anche vergato a mano personalmente nella tua scheda?
Ma certo che no, quelle sono le esperienze lavorative della mia vicina di casa, è ovvio.
Io ho fatto la contorsionista al Circo Orfei e la collaudatrice di auto di Formula Uno, mica l'impiegata e la cameriera...

Il colloquio si conclude con la consegna del biglietto da visita dell'intervistatore (se mi ricordassi dove li ho messi tutti, probabilmente potrei compilarci un intero album di figurine Panini), nel quale si riporta il ruolo del suddetto, che di solito suona come un improbabile Account Manager o qualcosa di simile.

E ovviamente, l'immancabile promessa: ci sentiamo appena abbiamo di disponibile qualcosa adatto alle sue caratteristiche.

Delle due, l'una: o io ho delle caratteristiche talmente eccezionali da non essere adatta a nessun tipo di lavoro, oppure tutti quegli Account Managers con le loro schede enciclopediche mi hanno sempre presa per il culo.

In tutta questa inutile pantomima, si aggiunga che le agenzie per il lavoro sono di solito collocate nei centri delle città, in zone a traffico limitato o composte solo da sensi unici che ti mandano sempre in direzione opposta a quella che ti serve.

E, invaribilmente, lontane da qualsiasi parcheggio.

Se il colloquio presso un'agenzia di lavoro fosse esistito nel Medio Evo, Dante di sicuro l'avrebbe scelto come punizione in uno dei gironi dell'Inferno.

Per colpe estremamente gravi.

4 commenti:

  1. Adesso posso dire davvero bentornata :)
    Bacio

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  2. Bentornata! Bello il sottotitolo.. mi ci riconosco! Propendo per la possibilità che gli Account Menager siano lì appositamente per prendere per il culo. Ad uno degli ultimi colloqui uno di loro a momenti si metteva a piangere perchè a breve gli scadeva il contratto con l'agenzia interinale, che non aveva l'intenzione di rinnovarglielo: mi sono commosso... che ci vuoi fare, non posso rimanere indifferente di fronte al dolore altrui. Ti ho linkato tra i blog amici "esterni", al fine di ricordarmi di venire ogni tanto da queste parti (che è sempre cosa buona). Sono un fantasma ormai... appaio saltuariamente di notte!

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  3. Grazie! Sono contenta che ti piaccia il mio sottotitolo...è una frase che mi è uscita spontanea qualche sera e ho pensato che sarebbe stata adatta. Grazie anche per il link, ho visto che anche tu hai diminuito la frequenza, ma anche io ho linkato il tuo blog qui, così posso tenermi aggiornata sulle tue...spettrali apparizioni! ;))))))))

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